Anche l’ultimo mercatino è stato straordinario! Grazie a tutte le persone che contribuiscono a sostenere questo momento affatto scontato 🖤
Per rispondere alle domande delle banchettare che scrivono per unirsi alla nostra socialità partigiana e bandita, qui una paginetta utile con alcune risposte alle domande ricorrenti.
Ricordiamo inoltre che sotto la Tettoia Nervi, sui pannelli gentilmente offerti dal Comune di Bologna, sono in mostra alcuni fumettosi appunti sul famigerato pacchetto sicurezza 1660.
“Non accettate pacchetti sicurezza dagli sconosciuti!!”
13 edizioni, 12 mesi di autogestione e riappropriazione! Ad un anno di distanza, si riparte!
Ci vediamo giovedi 7 novembre sotto la Tettoia Nervi:
Dalle 17:00 allestimento del mercatino, birrette, vinbrulè benefit prigionierx, caldarroste e microfono aperto!
Dalle 19:30 chiacchiera sulla deriva securitaria in cittá: come difenderci, individualmente e collettivamente, dagli abusi sempre piu legittimati delle forze dell’ordine e da un contesto di repressione e controllo sociale sempre piu esteso?
A seguire cena benefit per sostenere unx compagnx che non è rimastx indifferente davanti ad un fermo di polizia per la strada e ora subisce gli effetti della repressione, con importanti spese legali da sostenere.
Alle 21:00 da Saronno FASS BADDA ANTIFA RAP
Never forget what you are and where you come from
Abbiamo cominciato quest’avventura a novembre dell’anno scorso, presentando un fumetto di Elena Mistrello* su un’esperienza di viaggio in Cisgiordania, contestando il deserto chiamato sicurezza che stanno facendo in città, il razzismo e la violenza di stato. Ad oltre un anno da quei giorni, in Palestina il genocidio continua, tra massacri, abusi, deprivazioni e violenze, senza soluzione di continuità, mentre su tutto il piano internazionale lo stato di guerra si intensifica per mano di stati ed economie assassine. La fortezza Europa serra sempre più i suoi confini esternalizzando le sue frontiere, finanziando tecnologie di sorveglianza via via più affilate e stringendo accordi per creare campi e prigioni in paesi non europei e/o di transito, mentre a livello locale aumenta lo sfruttamento, il disciplinamento e il controllo sociale (vedi il DDL 1660)*. Una realtà che si nutre di politiche razziste, proibizioniste e repressive, e che si traduce negli abusi sempre più legittimati delle forze dell’ordine, con retate nei quartieri, fermi razzisti per le strade, espulsioni, privazione della libertà e carcere.
Un attacco che ha trovato nuovo vigore a Bologna con l’asse Lepore-Piantedosi inaugurato a gennaio 2023, tra interventi ad alto impatto nei quartieri e chiusure di attivitá non idonee alla cittá vetrina per mano del questore, fino alla recente ordinanza del prefetto che vieta l’accessibilitá ad alcune zone della cittá per chi venga valutato assumere “comportamenti incompatibili con la vocazione e l’ordinaria destinazione delle aree stesse” o “ostacoli alla libera e piena fruibilità de parte dei cittadini, ingenerando una percezione di pericolo e di insicurezza.” Ordinanza che si traduce nel “divieto di stazionare” sulla scalinata del Pincio davanti all’autostazione, in piazza XX Settembre, in galleria 2 Agosto, in via Boldrini, in via Gramsci, in via Amendola e in piazza Medaglie d’oro. Il provvedimento è volto a colpire persone già denunciate per reati di spaccio, danneggiamento o contro la persona commessi negli stessi luoghi, e per tutte quelle persone che saranno valutate, da guardie e divise, avere comportamenti “aggressivi, minacciosi o insistentemente molesti”. “Valutazioni” iper discrezionali e arbitrarie, che armano ancora di piu il senso di impunitá delle forze dell’ordine. E’ coinvolta dall’ordinanza anche la Bolognina: oggetto della misura saranno anche le zone dietro alla stazione, via de’ Carracci, via Fioravanti, via Matteotti, via Ferrarese, via Bolognese, via Nicolò Dall’Arca e le corti degli immobili Acer. Un culto della legalitá, della sicurezza e del decoro che continuerá ad esasperare discriminazioni di genere, classe, cittadinanza, e che ha aperto la strada a ronde fasciste, a presidi dell’estrema destra in Bolognina e a cortei xenofobi “contro l’immigrazione incontrollata” in cittá.
Nessuno intende negare i problemi che un quartiere popolare come la Bolognina si porta dietro, ma non possiamo permettere che proprio i responsabili di questo deserto ci speculino sopra alimentando retoriche razziste per ripulire il quartiere. Sotto attacco non è solo la Bolognina, ma la stessa solidarietá.
Per questo non intendiamo lasciare solx chi ha scelto di non rimanere indifferente: la cena di questo mercatino sará benefit per unx compagnx che è intervenutx per mediare un fermo di polizia per la strada e ora subisce gli effetti della repressione, con importanti spese legali da sostenere. Invitiamo tutte e tutti alla solidarietá e a prenderci un momento per ragionare insieme su quanto sta avvenendo in cittá, come difenderci, individualmente e collettivamente, da questa deriva.
Il tempo non ha retto, ma la solidarietà si, anche con la pioggia ❤️ Grazie per aver tenuto botta col sorriso anche da bagnatx, per il sostegno e l’aiuto reciproco nello spostamento sotto la tettoia, nell’essere rimastx nonostante le avversità in questa giornata di solidarietà contro i progetti di saccheggio e speculazione tra Appennino e città. Se il sole splende ancora sul Parco Don Bosco, la repressione piove su chi lo ha difeso. Ma nonostante le perturbazioni, non ci fermiamo. Ci dispiace il programma in questa occasione sia saltato, recupereremo!
Ci vediamo il 3 ottobre!
Solidarietà al Campetto occupato di Giulianova sgomberato questa mattina. Di nuovo ruspe in azione, di nuovo persone buttate fuori dalle loro case nel nome della “legalità” e del “decoro”.
<Potete anche demolire gli edifici nei quali sverniamo sperando di colpirci e noi rideremo incontenibilmente della vostra idiozia. Siamo nomadi per istinto, semplicemente occuperemo una nuova rovina. Nascondete i vostri tesori: l’incendio incombe all’orizzonte.>
Rilanciamo:
IL CAMPETTO SARÀ SEMPRE!
Appuntamento oggi, venerdì, alle 18:00 alla Casa del Popolo in corso Garibaldi 117 a Giulianova paese
Domani, sabato, alle 18:00 Piazza Fosse Ardeatine, Giulianova lido.
Quello di agosto è stato il decimo mercatino Senza chiedere permesso da novembre dell’anno scorso.
La sfida fin dall’inizio é stata quella di creare un appuntamento che non avesse bisogno necessariamente di calendari, telefoni, social network, un momento che fosse fisso, sicuro, facile da ricordare. In Bolognina ogni primo giovedì del mese.
Grazie a tutte le banchettarx, le artigiane e le collettive ostinate che con le loro distro hanno animato e animano ogni mese il mercatino. Grazie a tuttx le sound system, le artistx e le musicistx che hanno contribuito e contribuiscono a rendere indimenticabile ogni giovedì e a tuttx quellx che fanno si che sia possibile questa magia, mettendo un pezzettino di sé ogni volta perché accada.
Non si tratta solo di un mercatino, ma di un momento di riappropriazione contro la città vetrina che riduce sempre più le nostre possibilità di autogoverno e autodeterminazione, crocevia di incontro, scambio e contaminazione oltre il campo normativo dell’istituzione, un’occasione per dare voce a progetti e iniziative resistenti e sostenere chi lotta ed è colpitx dalla repressione.
In barba a chi ci vorrebbe spente e addomesticate, ogni primo giovedì del mese, una boccata di ossigeno!
Di seguito un contributo contro la riqualificazione del Parco Don Bosco e delle Scuole Besta a Bologna.
Impossibile non incontrarsi nella solidarietà contro la riqualificazione del Parco Don Bosco e delle Scuole Besta:
Parliamo di oltre 18 milioni di euro per abbattere decine di alberi ad alto fusto, distruggere la fauna presente, demolire la scuola esistente e ricostruirne una nuova accanto – “green” – asfaltando il parco. Un vero capolavoro.
La cementificazione del parco Don Bosco è il volto di una città che non guarda in faccia a nessuno: abitanti, insegnanti, ex insegnanti, genitori di alunnx ed ex alunnx, associazioni.
Non servono grandi analisi, il grido delle Scuole Besta in lotta è inequivocabile: l’edificio più green è quello che è già in piedi.
Nell’audio “Gli alberi parlano” (Parco Don Bosco)
L’uso strumentale della retorica green, della cooperazione, della partecipazione e dell’inclusione, si schianta con le rivendicazioni di chi gli spazi li vive dal basso.
Non si può accettare in nessun modo la devastazione di un parco frequentato e amato da tuttx gli/le abitanti del quartiere, e la conseguente distruzione di uno dei pochi polmoni verdi nella sempre più cementificata zona Fiera, dove l’aria che si respira è tra le più inquinate d’Europa.
Un progetto, la nuova scuola, in cui si ostentano paroloni come “innovazione scolastica”, “pedagogia cooperativa”, “pedagogia laboratoriale”, quando l’operazione rappresenta un passo indietro non solo per quanto riguarda la sostenibilità e l’impatto ambientale ma anche dal punto di vista didattico: contrariamente alla scuola attuale – progettata alla fine degli anni ’70 con il lavoro congiunto di architetti, pedagogisti ed insegnanti – il nuovo progetto prevede una struttura rigida con aule e corridoi, senza quegli ambienti di espansione delle aule per attività di gruppo e lezioni flessibili, e senza la proiezione delle aule verso il giardino e l’esterno, che caratterizzano l’attuale scuola. Un’operazione che comporterebbe un significativo peggioramento della fruizione degli spazi, della didattica, della vivibilità della scuola e della salubrità degli ambienti per alunnx e insegnanti.
Un edificio che secondo la stesse leggi di chi governa dovrebbe essere tutelato in quanto bene artistico, storico e culturale, come avvenuto per un’altra scuola della stessa architetta, e su cui dovrà pronunciarsi la Soprintendenza ai beni culturali a febbraio.
Se è vero che le scuole Besta necessitano di lavori a causa dei deterioramenti subiti nel corso degli anni, della mancata manutenzione, degli adeguamenti alle normative antisismiche, della scarsa efficienza energetica, è vero anche che non c’è nessun motivo valido per abbatterle e non ristrutturarle.
Vi sono inoltre errori procedurali sui cui l’amministrazione sta tentando di glissare e che potrebbero ostacolare l’ignobile proposito demolitore. Il comitato nato a difesa del parco e della scuola, studiando le carte del progetto, ha scoperto che «per l’erogazione dei fondi del PNRR […] è necessario rispettare il cosiddetto principio DNSH, Do Not Significant Harm, ovvero “non arrecare danni significativi all’ambiente”. Un principio tecnico che deve essere contenuto in una relazione specifica. “Ma la relazione allegata alla delibera di approvazione del progetto non dimostra nulla — dice il comitato — perché è̀ stata utilizzata una scheda sbagliata della specifica Guida operativa del ministero dell’Economia e della Finanza, ovvero la scheda 2 delle ristrutturazioni invece della scheda 1 relativa ai nuovi edifici da costruire e interventi di demolizione e ricostruzione».
Mentre l’amministrazione cerca di convincere la cittadinanza della bontà dell’impresa parlando di rigenerazione dell’area verde nella zona di demolizione – quando è noto che questi suoli non si rigenerano con la bacchetta magica – nel progetto compare – magia, questa si! – la possibilità di destinare parte dell’area ad un eventuale parcheggio, qualora la vicina Fiera ne avesse bisogno.
Siamo convinte che non c’è ecologismo senza anticapitalismo e lotta di classe.
Capitalismo e violenza istituzionale sono due facce della stessa medaglia, una ricetta che la giunta PD ha imparato a vendere bene grazie a strategie di comunicazione e marketing di tipo aziendale.
Non si può guardare alla riqualificazione del parco Don Bosco senza inserirla nel processo che vede coinvolto in egual modo l’arrivo dell’alta velocità e la costruzione della nuova stazione, la Trilogia Navile, la Tettoia Nervi, l’opera di Giulia Srl e delle P Tower, il complesso Unipol, gli Student Hotel, le operazioni speculari in Cirenaica e nel quartiere San Donato, il Tecnopolo, la riqualificazione del polo fieristico, Fico, il People Mover, il Tram, il Passante di Mezzo.
Una città lanciata in corsa sul podio del prestigio europeo, lo stesso “prestigio” che determina un aumento generalizzato del costo della vita, che devasta pianure, Appennini e montagne, e che fonda le sua ricchezza su lavoro sfruttato e alienato.
Scelte politiche precise volte a una turistificazione selvaggia del territorio, che si abbattono sistematicamente su chi vive già discriminazioni di classe, genere e cittadinanza, creando terreno fertile per le destre xenofobe, pronte a raccogliere consenso cavalcando malcontento, paure e stereotipi.
Se a livello internazionale massacri, guerre e genocidi si intensificano, a livello locale aumenta lo sfruttamento, il disciplinamento e il controllo sociale: in ogni città le lotte per l’abitare e per la casa, così come quelle ambientaliste ed ecologiste, vengono duramente represse. La scuola, divenuta territorio di conquista militare, mostra sempre più il suo volto di agenzia al soldo del potere, volta a selezionare la nuova classe dirigente e la nuova classe da sfruttare. Ciò che rimane della sanità pubblica e territoriale viene inesorabilmente smantellato e privatizzato, per privilegiare paradigmi discrezionali di stampo classista e autoritario. Dentro le carceri, nei cpr, alle frontiere, si muore, mentre all’esterno vivere diventa sempre più difficile per moltx.
Una realtà in cui emerge sempre più evidente la necessità di sovvertire l’esistente e lottare!
SPECULAZIONE, PROFITTO E CEMENTO: COMBATTEREMO CONTRO OGNI ABBATTIMENTO!
CON IL PARCO DON BOSCO E LE SCUOLE BESTA IN LOTTA, CONTRO LA CITTÀ VETRINA
Le immagini nel testo con quelle “creature strane” sono tratte dal film “Guida Galattica per autostoppisti” ispirato al romanzo di Douglas Adams del 1979.
Per fare posto ad una superstrada alcune ruspe minacciano di demolire la casa di Arthur Dent; ma la sorte dell’abitazione di Arthur Dent è niente rispetto a quanto sta per accadere a tutto il pianeta: una flotta spaziale Vogon è pronta a demolire la terra per conto dell’Ente Galattico Viabilità, per far posto ad una nuova superstrada iperspaziale.
POPOLO DELLA TERRA, ATTENZIONE, PREGO. QUI PARLA LA COMMISSIONE PER LA PIANIFICAZIONE DELL’IPERSPAZIO GALATTICO. I PIANI DI SVILUPPO DELLE ZONE PERIFERICHE DELLA GALASSIA RICHIEDONO LA COSTRUZIONE DI UNA SUPERSTRADA IPERSPAZIALE ATTRAVERSO IL VOSTRO SISTEMA STELLARE. IL CHE RENDE SFORTUNATAMENTE NECESSARIA LA DEMOLIZIONE DI ALCUNI PIANETI TRA CUI IL VOSTRO. I LAVORI AVRANNO INIZIO IMMEDIATO E DURERANNO CIRCA DUE MINUTI TERRESTRI. GRAZIE.
I Vogon, le creature rappresentate nelle foto, sono ottusi burocrati zelanti che senza un ordine in triplice copia spedito, ricevuto, verificato, smarrito, ritrovato, soggetto a inchiesta ufficiale, smarrito di nuovo ed infine sepolto nella torba per tre mesi e riciclato come cubetto accendifuoco, non alzerebbero un dito per salvare nemmeno la propria nonna. La maggior parte dei Vogon è impiegata negli uffici della burocrazia galattica e nella Flotta costruzioni Vogon, un lavoro che permette loro di vivere una vita socialmente accettabile pur seminando distruzione nell’universo.
Per chi fosse curiosx di leggere l’incipit del testo -> QUI
Questi giovedì, visto il freddo e l’umidità, abbiamo pensato avesse senso occupare la tettoia nervi. Due parole quindi su questa sedicente “piazza pubblica” sono d’obbligo. Di seguito un’intervento portato al mercatino del 7 dicembre.
Prima di tutto grazie a tutte e tuttu di essere qui! ❤️ Avremmo voluto allestire questa iniziativa al parchetto come da invito, ma visto il freddo e l’umidità, per una scelta puramente strumentale, abbiamo pensato avesse senso occupare nuovamente la tettoia!
A chiamare questi giovedì, lo ricordiamo, è un pugno di banchettare e banchettari scalmanati, forti di un desiderio sentito e trasversale, che crede ancora nella possibilità generativa delle comunità, ad una bolognina meticcia, anticapitalista, resistente, solidale, antifascista, antisessista e antirazzista. Senzapatria che pretendono suolo pubblico senza pagare, e rivendicano spazio per sperimentare relazioni libere da logiche di assoggettamento e mercificazione. Perditempo che intendono creare ponti tra persone, esperienze, culture e realtà, tra l’altro appennino e l’altra città.
Malfattrici e malfattori, abusivi e abusive, felici di ledere con la loro presenza sgradita il prestigio istituzionale di questo gioiello urbano chiamato “Piazza Lucio Dalla”.
Sicuramente folli. Perché in questa normalità al contrario, l’anomalia è la nostra libertà solidale e resistente, non una sedicente “casa di quartiere” come quella allestita nei locali qui sotto, che affitta i suoi spazi a 150 euro + iva per quattro ore, e a 600 euro + iva per una giornata di sette/otto ore (dalle 10 alle 17!). Un progetto, la Casa di Quartiere Navile di TASCA studio, che ha vinto di recente, insieme alla Tettoia, il premio dell’Istituto Nazionale di Architettura della Regione Emilia-Romagna, sezione Riqualificazione-Rigenerazione 2023.
È evidente che il quartiere a cui si riferiscono loro, non è il quartiere da cui veniamo e a cui ci rivolgiamo noi.
Pensiamo che a fronte di un contesto del genere, non è solo giusto ma è complice non riprenderesi voce e spazio!
La maschera di questa sedicente “piazza pubblica” da oltre 4 milioni di euro, vetrina dell’amministrazione più ipocrita di sempre, si sgretola da sola, lo abbiamo visto: una piazza messa a bando, privatizzata, mercificata, gestita secondo il peggior clientelismo, come da tradizione.
Non dimentichiamo che Piazza Lucio Dalla si inserisce in quel processo di “riqualificazione” che ci ha strappato più di uno spazio, che mentre sostituisce la composizione sociale del quartiere e recupera quanto può essere considerato accettabile, isola, marginalizza e separa quanto rimane di irrecuperabile, indomabile e indecoroso, liquidandolo come “problema di ordine pubblico”.
Un’operazione che negli anni ha trasformato un quartiere popolare in un centro amministrativo e ricreativo dedicato alla Bologna che conta e che fa girare i soldi.
La millantata inclusività di questa tettoia si infrange sulla fontana che sparisce con la fine delle rassegne istituzionali, perché – com’è stato risposto ad una compagna – l’acqua è pubblica ma la fontana… è privata! Si infrange sul prezzo per l’accesso al mercatino delle pulci organizzato dal Comune ogni prima domenica del mese, che, ci dicono, da 15 euro è passato a 30 euro per ux privatx cittadinx, mentre i posti gratuiti a disposizione di minori e associazioni sono stati ridotti.
Non moltx sanno che questa sedicente “piazza” fu realizzata col mezzo milione di euro pagato dall’allora The Student Hotel al Comune, in cambio della sopraelevazione di un piano. Secondo i regolamenti urbanistici cittadini, in cambio di un aumento di cubatura The Student Hotel avrebbe dovuto mettere a disposizione più verde. Si preferì invece «monetizzare» la deroga, e con quei soldi terminare la pensilina Nervi. Per costruire The Student Hotel, lo ricordiamo, fu sgomberata con violenza un’occupazione abitativa di oltre ottanta famiglie. Questa pseudo-piazza si erge sulle macerie di quello sgombero e non solo.
Il Ministero della Cultura ha stanziato 1,2 milioni di euro per sostenere il cartello di eventi e l’operazione di maquillage istituzionale sotto questa tettoia, e riscrivere la storia di questo quartiere.
Una storia fatta di speculazione, sfratti, continua sottrazione di spazi, furto di pratiche e contro-culture da restituire in forma edulcorata, digeribile, commerciabile, amputata delle parti intrinsecamente ribelli e conflittuali. Una storia fatta di resistenza, solidarietà, antifascismo, che vediamo sempre più saccheggiata e annichilita.
Vediamo ogni giorno le strade sempre più militarizzate, oggetto di blitz e rastrellamenti da parte delle forze dell’ordine, operazioni che si abbattono sistematicamente su fasce di popolazione già marginalizzate e razzializzate.
Un’irregimentazione securitaria e un culto della legalità che riproduce discriminazioni di genere, classe e cittadinanza, esasperando contemporaneamente processi di isolamento, diffidenza e desolidarizzazione nei quartieri.
La tettoia nervi si inserisce a pieno titolo in questo processo.
E’ importante ricordare come questa fantastica pensilina “smart” sia anche equipaggiata con un sistema di videosorveglianza integrato che copre tutta l’area, collegato alla polizia locale. Si dirà “ma tanto le telecamere sono dappertutto”, cosa che può essere anche vera ma non sposta affatto il problema, anzi, ne evidenzia ancora di più il carattere pervasivo, posto che il software di gestione video sotto la tettoia non è esattamente sovrapponibile a molte delle telecamere in strada.
É questa la città che non vogliamo. Non vogliamo piazze con guardie e telecamere.